the white light

altro che Bono e compagni: Joey Burns e compagnia bella (specie il mio amato Convertino), a Castellazzo di Bollate in quel di Villa Arconati, mi hanno piegata in due!

a parte che arriviamo e penso sia già iniziato, invece è il chitarrista Del Pedro che presenta i suoi brani solisti accompagnato da tutta la band.
Burns annuncia che ci si rivede da lì a cinque minuti, il giusto tempo per una birretta e per beccare il mitico Ancordi che da Bergamo con furore mi racconta del concerto degli Afterhours al Lazzaretto (BG): "Tè - tipica espressione bergamasca - a un certo punto ha cominciato a piovere, il pubblico si è messo sotto la grondaia e Agnelli ha detto al microfono: 'siete proprio dei froci'".

In effetti...

va be', dai. ci siamo, il concerto inizia.
che botta, diamine.
per un attimo ho davvero la sensazione di trovarmi a Tucson, di sentire il vento caldo sul collo prendermi da dietro, spettinarmi i capelli.
la percezione, per un istante, di vedere in fondo ai miei occhi un orizzonte bollente, una palla di rossa che infiamma l'asfalto e il calore che sale e ti entra nella pelle.
aria mossa dal fuoco delle trombe e da quelle mani che Convertino muove così bene da farmi impazzire.
quella pedal steel suonata da uno che non poteva essere di Nashville, con quella camicia e quell'atteggiamento da Conte, che non si scomobda mai, salvo incendiarsi sul finale.
come il bassista... là, nelle retrovie, l'uomo più solitario della band, ma che scoccate di corde, ragazzi!
e poi i fiati: quelle trombe lasciate a un messicano doc e a un tedesco, fantastici!

non che non me li ricordassi così bravi dal vivo, ci mancherebbe, ma è stato devviro un tripudio di suoni che ti prendono la pancia.
e che pubblico: sembrava che ogni canzone fosse l'ultima, talmente applaudiva.

bravi Calexico, ancora una volta, i migliori.


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