the big white

settimana scorsa sono stata a casa, per recuperare quella brutta storia con i miei, e devo dire che il recupero è stato veloce, non indolore, ma veloce.
domenica, a pranzo, c'era tutta la famiglia riunita per festeggiare il mio compleanno e quello di mia madre ma, ahimé, la cerimonia è stata un po' disturbata da un nipotino incontrollabile che ad essere sincera oltre ad aver seminato il panico, ci preoccupa un po' tutti.
avevo ben espresso di non farmi regali, il Mac è ancora molto lontano dalle mie finanze, per cui qualche soldino anziché il maglione o la sciarpa, devo ammettere che l'ho gradito maggiormente.
e così è stato. tranne per il secondo dei miei due fratelli che avrebbe dovuto regalarmi un hard disk esterno (sempre utile) e che invece (ma guarda un po'), mi ha fatto aprire una scatola della Puma con dentro delle scarpette bianche viole e fucsia tutte per me.
fucsia.
ho detto fucsia?
sì, fucsia.

per fortuna i tre giorni successivi, fino a giovedì mattina, li ho trascorsi spaparanzata sul divano a Imperia, con I., tra film in tv (entrambi non l'abbiamo a casa, per cui ci siamo fatti una bella scorapacciata) e spuntini ad ogni ora del giorno, fuoco caldo del camino, coccole, pisoli e baci a volontà.

il rientro è stato di fuoco, visto che avrei lavorato al pub per quattro sere consecutive, e devo dire che il risvolo melodrammatico che ha preso il fine settimana, risoltosi poi con qualche pianto e qualche carezza, mi ha resa una persona ancor più consapevole e felice.
è strano come alcune volte si debba davvero distogliere lo sguardo da un problema per capire che è troppo piccolo per essere definito tale. o nemmeno è troppo piccolo, magari è davvero un problema, ma è inevitabile che lo sia, e allora va bene così.

sorrido, oggi è una bella giornata.
e siamo secondi.
cazzo!


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