sipario

Che poi, la sala stampa andrebbe raccontata, altro che il festival.
Immaginatevi una grande aula scolastica con tutti i banchetti attaccatti, a quattro a quattro.
Davanti i primi della classe: corriere, la stampa, repubblica, agenzie (ansa, bla bla), dietro gli altri, io, tgcom, siti internet, radio etc.
Poco a poco, giorno dopo giorno, la classe si trasforma in una piccola arena dove il volgo giornalistico commenta a gran voce tutto e tutti: esibizioni, vestiti, stacchetti. E allora partono fischi, urla, risate fragorose e via dicendo.
C'è chi il festival non lo segue per nulla, passando la maggior parte del tempo a corteggiare le ufficio stampa, e chi invece non alza il crapone dal pc. C'è chi lavoricchia, si prende qualche pausa, ma il festival lo guarda eccome. C'è chi lo scoop l'ha già trovato e arriva in ritardo a festival già cominciato, creando panico nei giornalisti delle altre testate che si domandano: "Chissà perché arriva tardi, chissà chi ha intervistato e quale scoop mi ha fregato", e il protagonista di tale pensiero, sornione, sorride e si fa bullo andando avanti e indietro dalla sua postazione al bar, scattando dalla sedia con il telefonino in mano, creando sempre più scompiglio tra i colleghi invidiosi.

Per fortuna ci sono elementi come Gabriele Ferraris de La Stampa, grande giornalista e uomo gentile, che mi diverte molto, ogni anno di più.

Ora ci sono, sono qui con il gioco dei pacchi che sta per finire e poi partirà la siglia dell'Eurovisione.
Vado al bar.

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