arrivederci


Mi piaceva. Eccome se mi piaceva. Lo adoravo, lui e la sua aria trasandata, i testi alti e pieni di riferimento del tipo 'se sei colto capisci altrimenti cazzi tuoi'. Ascoltavo i suoi dischi tutti i giorni tutto il giorno, non c'era canzone che non mi piacesse e non c'era testo che non mi ispirasse emozioni o riflessioni. Sono andata a vederlo ad ogni concerto, ignorando il suo essere stonato ad ogni condizione, sorvolando sul fatto che non suonasse poi così bene dal vivo con la band e che tutti quelli che mi hanno accompagnata una volta si sono riufiutati di accompagnarmi anche la seconda - salvo il mio amato ex fidanzato Giorgio, pace all'anima sua.

Poi l'ho incontrato, per lavoro. Ero agitata, mi sudavano le mani. Pre ascolto del disco in Warner e poi intervista con videointervista. Non stavo nella pelle e non volevo assolutamente essere uguale a tutte le altre fan indie del cazzo. Non ho mai letto i libri che ha letto lui, non ho guardato in adolescenza i film di Truffaut alla nausea, non ho ascoltato e riascoltato a dieci anni i dischi di Gainsbourg, non ho mai portato gli occhiali con la montatura da nerd imitando Jarvis Cocker, non mi sono mai vestita da dandy e cose così. Ero semplicemente io, d., davanti a lui, che non sapevo dire una parola intelligente. Forse perché di intelligente non c'era niente da dire.

Negli anni l'ho incontrato altre volte, ci salutiamo se ci vediamo in giro, niente di più.
Il fascino da maledetto trasandato e pieno di ansie e paure che mi colpiva tanto, si è sfaldato strada facendo, lasciando il posto ad un'ammirazione forte, che continuava a rimanere salda.

Poi si cresce. Le canzoni, le parole e le persone nelle quali ti ritrovavi qualche anno fa non fanno più per te. Smetti di essere alternativa a tutti i costi e ti sleghi completamente dalle questioni generazionali. Ti imbarazza quando vedi un Fabio Volo qualsiasi in tv che parla e dice le stesse cose che diceva dieci anni fa, intrappolato nel suo essere generazionale a tutti i costi. E un po' ti dispiace perché pensi che in realtà non stia facendo nulla di male. E' una brava persona e dice cose normale, che diresti anche tu.
Sì, dieci anni fa, però.

Ed ecco che adesso esce il primo romanzo del mio vecchio amore post adolescenziale, e non posso credere che scriva ancora queste puttanate.

"Alberto è arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe fare lo scrittore, o almeno il giornalista fighetto. E ha dei problemi di erezione. Susi è bella e magra, vorrebbe volare via da quel puzzo di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo con una lametta. Sandro da bambino pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta ubriaco di Fernet al bancone del bar. Francesco, cantante di una band indie di successo, è l’unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella quale si sentiva pure un po’ a disagio. Le loro vite sprecate si toccano in una Milano che ha i colori di tutte le sfumature delle piume dei piccioni, in un mondo in cui sembra perduta ogni speranza di purezza".

La mia vita, grazie a Dio, è un'altra cosa.

Commenti

  1. Fabio Volo cmq sta rovinando la letteratura, ma ti capisco. Stasera esco con uno scrittore di cui sono fan. Da come va dipenderà se d'ora in poi comprerò solo libri di gente morta.

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  2. be', curiosa di sapere come è andata la tua cena di ieri sera....

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  3. su "queste puttanate" ho avuto un gran moto di solidarietà. per dire. (però indossa dei pantaloni favolosi, da sempre :))

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