because if it's not love

forse me la cavo. forse, dico.
forse esco da questi dieci giorni di inferno nei quali ho fatto in tempo a fare e disfare, andare a matrimoni, piangere vedendo due ballare 'Sapore di sale', fare finta di niente, ballare a piedi nudi, rompermi un dito del piede giocando a calcio con un bimbo di otto anni, vedere cosa fanno i bachi da seta, prendere l'iphone e pentirmene subito (ma secondo voi, una che scappa da facebook perché passava tutto il tempo ha fare la piccola haker e che leggeva di nascosto la posta al suo ex, può essere considerata idonea all'uso di un iphone che ti mette in collegamento con il mondo, dove chatti e vedi cosa fa chi è in chat e hai sto cazzo di storico degli sms che mi viene l'ansia?????).

in ogni caso, eccomi qui.
sopravvissuta a parole che forse non potete immaginare.
be', sopravvissuta è forse un parolone, ma diciamo che sono rimasta a galla, un po' grazie all'acqua agorgata dai miei occhietti, un po' dalle labbra gonfie e imbronciate stile canotto e un po' dall'aria che avevo dentro e non riuscivo a buttare fuori.

ieri, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha tirato un pugno in pagna fortissimo alla mia sicurezza. una roba di lavoro, che proprio non ci voleva.
una cazzata certo, ma le cazzate nei momenti no sono come macigni.
e allora, via.
parco, 17.30.
mani braccia, occhi, labbra, e giù a piangere.
mi odio quando sono così.
avevo bisogno di grandi pacche sulle spalle e sono arrivate.
e dio mio ora come respiro bene.
ma mi tremano ancora un po' le gambe...

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