non vedevo l'ora di arrivarci, a Roma.
ho preso il treno da milano centrale il 18 giugno con Trambusti, a Roma c'ero già con la testa da una settimana prima. Almeno.
Mi fa sempre questo effetto.
Arriviamo allo Sheraton.
La preoccupazione maggiore è che ci sia la piscina.
E la piscina c'è.
Ci chiedono la cauzione.
Due anni fa la cauzione me l'aveva garantita il buon Riccardone Vitanza - ai tempi ufficio stampa del Premio De André - con la sua carta di credito perché, ahimé, io la carta non ce l'avevo.
E non ce l'ho tutt'ora.
La ragazza della reception mi chiede se sono stata già nei loro alberghi; le dico nome e cognome e trova la mia scheda registrata. Mi legge il numero della carta di credito di Vitanza con cui avevo fermato la cauzione due anni fa. Mi chiede se è sempre la stessa e se la cauzione può fermarla da quella carta...
Cazzo, quasi quasi... ahahaha, ma no dai, le dico che quella carta non era mia, e che poi quella persona quest'anno non lavora più nemmeno per il De André.
La ragazza mi dice gentilmente che vanno bene anche i contanti.
'Ok, quanto le lascio?'
'Vanno bene anche 150,00 euro...'
'COSA??? Come vanno bene, ho appena pagato il taxi, al massimo le posso lasciare 70,00 euro...'
'...va bene....'
Finalmente mi da la card della mia camera e ci salgo.
Ultimo piano, mansarda con terrazzo, bagno con parete della vasca a finestrone, che da sul terrazzo cieco.
Accendo il televisore e vado subito in bagno.
Mi rendo conto che è il volume è altissimo, così mi avvicino alla tv e abbasso.
Ritorno in bagno e di nuovo il volume è troppo alto.
Mi riavvicino alla tv e riabbasso.
Ripeto questa simpatica scenetta, da sola in camera, almeno cinque volte prima di accorgermi degli altoparlanti in bagno collegati direttamente alla tv.
Finalmente è sera, si comincia.
Al Premio Fabrizio De André si respira sempre una bell'atmosfera.
Dori Ghezzi è elegante e mette in soggezione chiunque, specie me, che non so mai cosa dirle.
Quest'anno la proposta musicale è meno interessante rispetto a due anni fa, ma la voglia di fare e la professionalità non mancano.
A distanza di mesi non mi ricordo bene gli ospiti delle serate, ma mi viene in mente subito una Paola Turci emoziante, un'Andrea Mirò all'altezza della situazione, un Luca Carboni da cantare a squarcia gole ("la maglia del Bologna, sette giorni su setteeeeeeee") e un Cristiano De André da fa venir la pelle d'oca anche ai muri...
fa impressione quanto somigli al padre.
A ecco, mi ero quasi scordata di Teresa De Sio... una pazza, bravissima, ha fatto tremare la piazza!
I pomeriggi li passo in centro.
Poi raggiungo in piscina trambusti verso le cinque.
E chi mi ammazza!
Prendo la navetta dall'albergo e in mezz'ora sono al circo massimo.
la prima giornata l'ho dedicata a Trastevere, perché in realtà non l'ho mai visitato bene. Infatti, mi ci perdo in continuazione.
Primo perché non ho una meta precisa per cui giro in continuazione.
Secondo perché ho la presunzione di conoscere Roma come le mie tasche solo perché ci sono stata un paio di volte.
Il secondo giorno è stupendo, mi giro il Colosseo, i Fori, il Campidoglio, piazza Venezia, mi faccio viale XXIV maggio e spunto al Quirinale, scendo giù e faccio capolino alla fontana di Trevi e via così.
Il terzo giorno negozi qua e là, un ultimo sguardo al Colosseo e poi mi dedico ad una delle mi zone preferite, in quartiere ebraico e campo dei fiori.
mi ricordo ancora il pranzo a campo dei fiori, prima di partire: bruschetta burro e alici e fiori di zucca con un bicchiere di frascati... roba da morirci lì!
E' tutto stupendo.
tutto, tranne l'idea di dover salire anche quest'anno sul palco a dire due parole.
Massimo Cotto me lo preannuncia: 'guarda che la sera della finale ti chiamo sul palco, preparati due battute'.
oddio, cominciano a tremarmi le ginocchia.
e va bene, eccomi, pronta!
faccio un discorso generale sui giovani gruppi di oggi, sul fatto che non dovrebbero affidarsi completamente ai discografici che pagano fior di quattrini, ma piuttosto dovrebbero trovare qualche persona competente tra gli addetti ai lavori che si appassioni a loro e che li segua nel loro percorso. E bla bla bla.
scendo e ho tre persone che chiedono di me al di là delle transenne.
sono tre artisti, ognuno lì per i fatti propri, che mi chiede l'indirizzo mail perché vorrebbe farmi sentire il materiale.
Uno di loro mi dice anche che gli è piaciuto molto il mio discorso.
Ma come, la giuria la si fa parlare nei cambi palco, quando nessuno l'ascolta, giusto due chiacchere inutili per coprire quel buco di tempo che il fonico impiega a fare i suoni... ma mi hanno ascoltato per davvero????
si, mi hanno ascoltato.
e non solo loro.
anche una certa Dori Ghezzi.
una Dori Ghezzi che al momento dei saluti, dopo aver stritolato a sé i mitici Cordepazze, mi stringe la mano, ma da due baci sulla guancia, mi accarezza in viso e mi dice 'Mi è piaciuto molto il discorso che hai fatto prima, sei stata brava...'
ed ecco i lucciconi.
ed ecco come io, la figa di legno davanti a queste cose, non riuscirò mai a farla.
altro che autorevolezza.
so' troppo un fiore de' gioventù.
d.
ps. e Roma ha quella cosa lì che quando te ne vai, quendo le giri le spalle, se ti volti a guardarla anche solo per un attimo, non riesci più ad andare via.
ho preso il treno da milano centrale il 18 giugno con Trambusti, a Roma c'ero già con la testa da una settimana prima. Almeno.
Mi fa sempre questo effetto.
Arriviamo allo Sheraton.
La preoccupazione maggiore è che ci sia la piscina.
E la piscina c'è.
Ci chiedono la cauzione.
Due anni fa la cauzione me l'aveva garantita il buon Riccardone Vitanza - ai tempi ufficio stampa del Premio De André - con la sua carta di credito perché, ahimé, io la carta non ce l'avevo.
E non ce l'ho tutt'ora.
La ragazza della reception mi chiede se sono stata già nei loro alberghi; le dico nome e cognome e trova la mia scheda registrata. Mi legge il numero della carta di credito di Vitanza con cui avevo fermato la cauzione due anni fa. Mi chiede se è sempre la stessa e se la cauzione può fermarla da quella carta...
Cazzo, quasi quasi... ahahaha, ma no dai, le dico che quella carta non era mia, e che poi quella persona quest'anno non lavora più nemmeno per il De André.
La ragazza mi dice gentilmente che vanno bene anche i contanti.
'Ok, quanto le lascio?'
'Vanno bene anche 150,00 euro...'
'COSA??? Come vanno bene, ho appena pagato il taxi, al massimo le posso lasciare 70,00 euro...'
'...va bene....'
Finalmente mi da la card della mia camera e ci salgo.
Ultimo piano, mansarda con terrazzo, bagno con parete della vasca a finestrone, che da sul terrazzo cieco.
Accendo il televisore e vado subito in bagno.
Mi rendo conto che è il volume è altissimo, così mi avvicino alla tv e abbasso.
Ritorno in bagno e di nuovo il volume è troppo alto.
Mi riavvicino alla tv e riabbasso.
Ripeto questa simpatica scenetta, da sola in camera, almeno cinque volte prima di accorgermi degli altoparlanti in bagno collegati direttamente alla tv.
Finalmente è sera, si comincia.
Al Premio Fabrizio De André si respira sempre una bell'atmosfera.
Dori Ghezzi è elegante e mette in soggezione chiunque, specie me, che non so mai cosa dirle.
Quest'anno la proposta musicale è meno interessante rispetto a due anni fa, ma la voglia di fare e la professionalità non mancano.
A distanza di mesi non mi ricordo bene gli ospiti delle serate, ma mi viene in mente subito una Paola Turci emoziante, un'Andrea Mirò all'altezza della situazione, un Luca Carboni da cantare a squarcia gole ("la maglia del Bologna, sette giorni su setteeeeeeee") e un Cristiano De André da fa venir la pelle d'oca anche ai muri...
fa impressione quanto somigli al padre.
A ecco, mi ero quasi scordata di Teresa De Sio... una pazza, bravissima, ha fatto tremare la piazza!
I pomeriggi li passo in centro.
Poi raggiungo in piscina trambusti verso le cinque.
E chi mi ammazza!
Prendo la navetta dall'albergo e in mezz'ora sono al circo massimo.
la prima giornata l'ho dedicata a Trastevere, perché in realtà non l'ho mai visitato bene. Infatti, mi ci perdo in continuazione.
Primo perché non ho una meta precisa per cui giro in continuazione.
Secondo perché ho la presunzione di conoscere Roma come le mie tasche solo perché ci sono stata un paio di volte.
Il secondo giorno è stupendo, mi giro il Colosseo, i Fori, il Campidoglio, piazza Venezia, mi faccio viale XXIV maggio e spunto al Quirinale, scendo giù e faccio capolino alla fontana di Trevi e via così.
Il terzo giorno negozi qua e là, un ultimo sguardo al Colosseo e poi mi dedico ad una delle mi zone preferite, in quartiere ebraico e campo dei fiori.
mi ricordo ancora il pranzo a campo dei fiori, prima di partire: bruschetta burro e alici e fiori di zucca con un bicchiere di frascati... roba da morirci lì!
E' tutto stupendo.
tutto, tranne l'idea di dover salire anche quest'anno sul palco a dire due parole.
Massimo Cotto me lo preannuncia: 'guarda che la sera della finale ti chiamo sul palco, preparati due battute'.
oddio, cominciano a tremarmi le ginocchia.
e va bene, eccomi, pronta!
faccio un discorso generale sui giovani gruppi di oggi, sul fatto che non dovrebbero affidarsi completamente ai discografici che pagano fior di quattrini, ma piuttosto dovrebbero trovare qualche persona competente tra gli addetti ai lavori che si appassioni a loro e che li segua nel loro percorso. E bla bla bla.
scendo e ho tre persone che chiedono di me al di là delle transenne.
sono tre artisti, ognuno lì per i fatti propri, che mi chiede l'indirizzo mail perché vorrebbe farmi sentire il materiale.
Uno di loro mi dice anche che gli è piaciuto molto il mio discorso.
Ma come, la giuria la si fa parlare nei cambi palco, quando nessuno l'ascolta, giusto due chiacchere inutili per coprire quel buco di tempo che il fonico impiega a fare i suoni... ma mi hanno ascoltato per davvero????
si, mi hanno ascoltato.
e non solo loro.
anche una certa Dori Ghezzi.
una Dori Ghezzi che al momento dei saluti, dopo aver stritolato a sé i mitici Cordepazze, mi stringe la mano, ma da due baci sulla guancia, mi accarezza in viso e mi dice 'Mi è piaciuto molto il discorso che hai fatto prima, sei stata brava...'
ed ecco i lucciconi.
ed ecco come io, la figa di legno davanti a queste cose, non riuscirò mai a farla.
altro che autorevolezza.
so' troppo un fiore de' gioventù.
d.
ps. e Roma ha quella cosa lì che quando te ne vai, quendo le giri le spalle, se ti volti a guardarla anche solo per un attimo, non riesci più ad andare via.
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