ieri sera sono tornata dai miei, per cena.
ormai il lunedì, oltre ad essere contraddistinto dal pranzo post campionato, sarà marcato come 'giornataincuilapiccolinatornanellasuamelzoacenadaigenitori'... uh, respiro...
speravo di trovarci mio nipote, nella mia casetta, e invece era già andato.
sarei anche dovuta andare al Nuovo a vedere Iacchetti che rifà Gaber, ma la voglia di cena dai miei era tanta. più che altro dovevo andarci perché stamani saremmo venuti tutti e tre insieme, io mamma e papà, nella casa nuova per montare un po' di cose e dare una forma e un colore alla mia stanza.
"ciao madre, ti vedo bene"
"grazie. ma tu mangi?"
"si, certo"
"sarà.. senti, hai già stirato?"
"cosa..."
"i vestiti"
"no"
"domani porto il ferro da stiro, così mentre papà lavora io ti stiro qualcosa..."
"no, davvero, non ce n'è bisogno"
"va be', allora..."
"cosa!!??"
"no dico, allora non hai lavato molto"
"si invece, tutte le camice, i jeans, magliette, mutande, calze..."
"va be' ma per le camice... come fai? una stirata almeno al collo..."
"no madre.."
"ma come..."
"non c'è il ferro sa stiro, in casa"
penso che le pupille di mia madre si siano dilatate e gli occhi interi spalancati come poche volte prima le ho visto fare.
lei, che mi stirava anche i calzini, le mutande, i fazzoletti... tutto.
"ti serve un pacco di caffé?"
"no grazie, ne abbiamo ancora..."
"ah, ok"
"detersivi, ne avete?"
"si be', non che prima che arrivassi io non pulivano e non lavavano..."
"s', certo... di che colore le vuoi le tende?"
"quali, tende..."
"be' quelle che metterai in camera"
"non lo so, non c'ho ancora pensato"
"io ho ancora qui quella che avevamo prima in cucina, ricordi?"
"quella con..."
"sì sì, quella con su le..."
"CILIEGE! no, dai, grazie, tienila tu"
"ah, va bene. Senti, pasta, riso, caffé..."
"ancora? basta madre, ho tutto!"
stamani mi sveglio, alle 7.00
faccio la moka, per tutti e tre, e vedo già mia madre preparare il kit di sopravvivenza per quelle sei-sette ore che dovrà trascorrere nella mia nuova casetta: acqua (due bottigliette di natuale per lei, bottiglia da un litro, nel vetro, per papà), un etto e mezzo di prosciutto cotto, un vasetto di sottaceti, quattro bocconcini, una tavoletta di ciccolato.
mancava il tè alla pesca e un pacchetto di cipster e sembrava di andare in gita con l'oratorio.
non apro bocca. evito di ricordare a mia madre che non stiamo andando in un rifugio post atomico ma che stiamo andando in una casa, dove c'è una cucina con un frigo con la mia spesa e un forno con fornelli, guarda te anche le stoviglie, con in quali potrebbe farsi un piatto di pasta.
tant'è. mio padre era già in agitazione a preparare tutto, con mia madre dietro che gli diceva:
"Massimo, come al solito. Non potevi preparare le cose ieri sera?"
"Giana, sùta no, ta'l sé che sun inscì"
(Gianna, non continuare, lo sai che sono così)
sono solo le 7.30 e la giornata mi sembra già iniziata da almeno tre ore.
prepariamo tutto e partiamo.
io sono un po' di fretta per tre motivi:
- andare verso milano da melzo al mattino alle otto, è un suicidio.
- alle 11.30 devo essere in Emi per una video
- una volta a casa dovrò anche prepararmi e cambiarmi
saliamo in auto, mia madre con me, mio padre con la sua, dietro di noi.
traffico memorabile, mia madre pure.
mi racconta tutto quello che già so.
si lamenta di mio padre, perché lei vorrebbe andare a visitare un po' di posti, Roma, l'Umbria, la Toscana... mio padre anche, ma non conoscendo la strada ed essendo un po' un orso, è spaventato a morte.
non so di cosa, forse di perdersi... con mia madre... chi lo sa.
"che poi, lo sai perché è come te, su certe cose proprio mi manda in bestia"
"sì che lo so, ma visto che lo sai anche tu, basta..."
"e ho capito, Daniela, ma non è possibile che ancora oggi non si ricorda dove va messo il piatto della torta quello blu. Lui vuole aiutarmi, mi mette a posto tutto, ma poi non sanno dove vanno le cose. E poi è sempre con la testa tra le nuvole... lo vedo entrare in cucina convinto di dover far qualcosa, poi si guarda in giro, ride e va via perché si è dimenticato. Poi ritorna e magari fa un'altra cosa ancora..."
"Ho capito. Ho ben presente. Ma a te cosa ti fa?"
"Ma no, niente... pensa che al mattino punto la sveglia e quando suona lui si gira verso di me mi abbraccia"
"Bene, bello. Quindi?"
"E quindi io devo alzarmi. Se punto una sveglia è perché avrò da fare no?"
"Tipo?"
"I mestieri, stirare, far da mangiare..."
"E ha ragione lui, stai lì un po', no?"
"Ma certo, è che se dopo cinque minuti mi alzo mi dice che gli sfuggo..."
"Gli sfuggi? Ma come parlate tu e papà?
"Ahah... ma figurati. E comunque da quando non ci sei tu in casa..."
"Vi manco?"
"No, è che stiamo proprio bene..."
"...."
accendo una sigaretta.
nessuno sente la mia mancanza.
nemmeno mio nipote, che non sa più di avere la zia dani:
"Come sta Jacopo?"
"Bene, dovresti vederlo, cresce ogni giorno di più..."
"Bello. Chiede di me?"
"No... no"
(a parte che un solo no bastava)
arriviamo finalmente a destinazione, piazzale lagosta sembra un miraggio, piazzale segrino, un'oasi! fatichiamo a trovare parcheggio. sono le 10.50 e sono molto molto in ritardo.
scarichiamo tutto, saliamo in casa.
spendo poco tempo ad illustrare a mia madre l'abitazione, tanto so che la perlustrerà appena uscirò di casa.
li lascio lavorare e sistemare, io intanto fiondo la testa sotto l'acqua, mi cambio e mi vesto, mi asciugo i capelli e metto su il caffé.
mi madre varca la soglia della cucina.
"ho portato il ferro da stiro..."
"madre..."
"ma no aspetta, te lo lascio... magari, sai com'è, per le camice.. almeno il collo, dico..."
"sì sì, lascia qui..."
"ah, poi volevo chiedertelo ma me ne sono dimenticata, ce l'avevo così in mente..."
"dimmi"
"di caffé ne hai ancora?"
ormai il lunedì, oltre ad essere contraddistinto dal pranzo post campionato, sarà marcato come 'giornataincuilapiccolinatornanellasuamelzoacenadaigenitori'... uh, respiro...
speravo di trovarci mio nipote, nella mia casetta, e invece era già andato.
sarei anche dovuta andare al Nuovo a vedere Iacchetti che rifà Gaber, ma la voglia di cena dai miei era tanta. più che altro dovevo andarci perché stamani saremmo venuti tutti e tre insieme, io mamma e papà, nella casa nuova per montare un po' di cose e dare una forma e un colore alla mia stanza.
"ciao madre, ti vedo bene"
"grazie. ma tu mangi?"
"si, certo"
"sarà.. senti, hai già stirato?"
"cosa..."
"i vestiti"
"no"
"domani porto il ferro da stiro, così mentre papà lavora io ti stiro qualcosa..."
"no, davvero, non ce n'è bisogno"
"va be', allora..."
"cosa!!??"
"no dico, allora non hai lavato molto"
"si invece, tutte le camice, i jeans, magliette, mutande, calze..."
"va be' ma per le camice... come fai? una stirata almeno al collo..."
"no madre.."
"ma come..."
"non c'è il ferro sa stiro, in casa"
penso che le pupille di mia madre si siano dilatate e gli occhi interi spalancati come poche volte prima le ho visto fare.
lei, che mi stirava anche i calzini, le mutande, i fazzoletti... tutto.
"ti serve un pacco di caffé?"
"no grazie, ne abbiamo ancora..."
"ah, ok"
"detersivi, ne avete?"
"si be', non che prima che arrivassi io non pulivano e non lavavano..."
"s', certo... di che colore le vuoi le tende?"
"quali, tende..."
"be' quelle che metterai in camera"
"non lo so, non c'ho ancora pensato"
"io ho ancora qui quella che avevamo prima in cucina, ricordi?"
"quella con..."
"sì sì, quella con su le..."
"CILIEGE! no, dai, grazie, tienila tu"
"ah, va bene. Senti, pasta, riso, caffé..."
"ancora? basta madre, ho tutto!"
stamani mi sveglio, alle 7.00
faccio la moka, per tutti e tre, e vedo già mia madre preparare il kit di sopravvivenza per quelle sei-sette ore che dovrà trascorrere nella mia nuova casetta: acqua (due bottigliette di natuale per lei, bottiglia da un litro, nel vetro, per papà), un etto e mezzo di prosciutto cotto, un vasetto di sottaceti, quattro bocconcini, una tavoletta di ciccolato.
mancava il tè alla pesca e un pacchetto di cipster e sembrava di andare in gita con l'oratorio.
non apro bocca. evito di ricordare a mia madre che non stiamo andando in un rifugio post atomico ma che stiamo andando in una casa, dove c'è una cucina con un frigo con la mia spesa e un forno con fornelli, guarda te anche le stoviglie, con in quali potrebbe farsi un piatto di pasta.
tant'è. mio padre era già in agitazione a preparare tutto, con mia madre dietro che gli diceva:
"Massimo, come al solito. Non potevi preparare le cose ieri sera?"
"Giana, sùta no, ta'l sé che sun inscì"
(Gianna, non continuare, lo sai che sono così)
sono solo le 7.30 e la giornata mi sembra già iniziata da almeno tre ore.
prepariamo tutto e partiamo.
io sono un po' di fretta per tre motivi:
- andare verso milano da melzo al mattino alle otto, è un suicidio.
- alle 11.30 devo essere in Emi per una video
- una volta a casa dovrò anche prepararmi e cambiarmi
saliamo in auto, mia madre con me, mio padre con la sua, dietro di noi.
traffico memorabile, mia madre pure.
mi racconta tutto quello che già so.
si lamenta di mio padre, perché lei vorrebbe andare a visitare un po' di posti, Roma, l'Umbria, la Toscana... mio padre anche, ma non conoscendo la strada ed essendo un po' un orso, è spaventato a morte.
non so di cosa, forse di perdersi... con mia madre... chi lo sa.
"che poi, lo sai perché è come te, su certe cose proprio mi manda in bestia"
"sì che lo so, ma visto che lo sai anche tu, basta..."
"e ho capito, Daniela, ma non è possibile che ancora oggi non si ricorda dove va messo il piatto della torta quello blu. Lui vuole aiutarmi, mi mette a posto tutto, ma poi non sanno dove vanno le cose. E poi è sempre con la testa tra le nuvole... lo vedo entrare in cucina convinto di dover far qualcosa, poi si guarda in giro, ride e va via perché si è dimenticato. Poi ritorna e magari fa un'altra cosa ancora..."
"Ho capito. Ho ben presente. Ma a te cosa ti fa?"
"Ma no, niente... pensa che al mattino punto la sveglia e quando suona lui si gira verso di me mi abbraccia"
"Bene, bello. Quindi?"
"E quindi io devo alzarmi. Se punto una sveglia è perché avrò da fare no?"
"Tipo?"
"I mestieri, stirare, far da mangiare..."
"E ha ragione lui, stai lì un po', no?"
"Ma certo, è che se dopo cinque minuti mi alzo mi dice che gli sfuggo..."
"Gli sfuggi? Ma come parlate tu e papà?
"Ahah... ma figurati. E comunque da quando non ci sei tu in casa..."
"Vi manco?"
"No, è che stiamo proprio bene..."
"...."
accendo una sigaretta.
nessuno sente la mia mancanza.
nemmeno mio nipote, che non sa più di avere la zia dani:
"Come sta Jacopo?"
"Bene, dovresti vederlo, cresce ogni giorno di più..."
"Bello. Chiede di me?"
"No... no"
(a parte che un solo no bastava)
arriviamo finalmente a destinazione, piazzale lagosta sembra un miraggio, piazzale segrino, un'oasi! fatichiamo a trovare parcheggio. sono le 10.50 e sono molto molto in ritardo.
scarichiamo tutto, saliamo in casa.
spendo poco tempo ad illustrare a mia madre l'abitazione, tanto so che la perlustrerà appena uscirò di casa.
li lascio lavorare e sistemare, io intanto fiondo la testa sotto l'acqua, mi cambio e mi vesto, mi asciugo i capelli e metto su il caffé.
mi madre varca la soglia della cucina.
"ho portato il ferro da stiro..."
"madre..."
"ma no aspetta, te lo lascio... magari, sai com'è, per le camice.. almeno il collo, dico..."
"sì sì, lascia qui..."
"ah, poi volevo chiedertelo ma me ne sono dimenticata, ce l'avevo così in mente..."
"dimmi"
"di caffé ne hai ancora?"
a me manchi.
RispondiEliminastamattina mi ha attraversato la strada malika.
RispondiEliminami son detta, 'vuoi vedere che tra quelle borse della spesa le spunta fuori la cami fiorata?'.
ahahahhahahahaha!!!
RispondiEliminama danidani, che mail hai? ogni tanto ti ho scritto e mai che tu mi abbai risposto.
che poi, magari non ti manco...
il giorno dopo la mia dipartita da casa dei miei, a 27 suonati, sono tornato da loro a prendere delle cose che avevo lasciato ancora lì. in camera mia sembrava fosse passata una troupe di operai, in meno di 24 ore era completamente trasformata. apro il mio ex armadio e non c'è più un buco, tutto occupato da vestiti di mia madre (ma prima dove li teneva?), al posto del mio letto un divano. è che prima che arrivassimo noi i nostri genitori stavano benissimo. sono stati bene anche con noi, ma quando arriva il nostro turno di andarcene non ci rendiamo conto che loro di colpo si riprendono la loro vita che noi gli avevamo in parte tolto/aggiunto. credo che capiti ai più, mentre ci facciamo la domanda "come faranno senza di me", loro è da un pò di tempo che leggono con più attenzione gli articoli sui bamboccioni
RispondiEliminaa cami: ho sempre la mail della redazione! ma come mi hai scritto? non mi è mai arrivato nulla! (ti avevo scritto io dopo le vacanze ricordi? a quella mi avevi risposto e mi era arrivata)
RispondiEliminaa anonimo (?): sì, giusto. ma i miei sono quelli che quando mi vedevano uscire di casa per andare a lavorare al pub, mi salutavano con gli occhi lucidi. sono quelli che ieri, quando li ho chiamati per dire che avevo passato la notte prima a vomitare in bagno, mi hanno chiesto se dovevano venire a prendermi per portami a casa!
va be', mi ci abituerò!
danidani, giuro!
RispondiEliminaps: comunque scrivi che mi fai impazzire.
(ah, è un complimento)
e loro si abitueranno. housewarming? tone!
RispondiEliminamillini siamo in due che impazziscono l'una per l'altra! bellezza!
RispondiEliminauhhh tone e dillo prima no? :)
RispondiElimina(dobbiamo assolutamente vederci, non potrei accettare il fatto di far passare un altro anno senza darti il regalo di due compleanno fa!) bacio