giorni di definitive separazioni.
quanto fa male a una persona che ti dice 'ti amo genietto' sentirsi rispondere 'io no più'?
quanto fa male rendersi conto che quell'amore è finito per sempre e forse è stato frutto di una delle più belle fantasie?
cazzate.
cazzate a pensarci e cazzate a scriverne.
l'amore non basta. punto.
l'amore cambia, l'amore non ha etichette.
non si torna all'origine, non esiste l'amore per sempre, non esiste 'il mio tipo di uomo', non esiste stabilità e non esiste costanza.
esiste lo stare bene insieme, per quel momento.
che certo sembra unico al mondo e forse lo è.
ma si dovrebbe imparare di più a viversi il momento piuttosto che condizionarsi il futuro.
niente cambia.
ogni tanto mi viene da pensare che la mia storia con A. sia stata una parentesi della mia vita, un tunnel dal quale sono uscita, una sogno ad occhi aperti finito male, una realtà viziata da ciò che ci circondava... a volte penso che finita questa io sia ritornata all'amore normale, quello che mi fa stare bene.
o forse no.
forse non c'è nessun ritorno, forse tutti gli amori sono davvero diversi l'uno dall'altro, forse il primo amore non si scorda mai e fa da metro di paragone per il resto della vita.
forse non bisognerebbe davvero mai parlarne.
ma quando A. ti guarda e ti dice 'ti amo genietto' e tu, su quella cazzo di panchina con il sole sulla schiena non sei capace di dire altro che 'mi dispiace, io non più', allora ci muori un po' su quella panchina.
perché poi in realtà lo fai per il suo bene, perché capisca che è davvero tutto finito, perché non lo vuoi più sentire, per il bene mondiale della salute dell'umanità!
lo faccio perché anche se non vorrei essere così dura devo farlo.
devo sentilo uscire anche dalla mia bocca: 'non ti amo più'.
e dev'essere bruttissimo
forse più brutto di tutto quello che ho patito io negli ultimi due anni.
lo so, è così senz'altro.
perché io forse un po' potevo scegliere di non star male.
lui no.
lui sta male.
e io non lo amo più
e non vorrei che andandosene possa portarsi via il rammarico di non aver fatto abbastanza. perché è vero che è così, non ha mai fatto abbastanza.
ma non è per questo che è finita, non solo.
è finita perché non lo amo più... come si fa a spiegare?
come può uno insistere?
io non voglio che si colpevolizzi.
non voglio che senta ancor più del dovuto i miei anni di sofferenza.
anni spesi a disperarsi, anziché reagire come si deve.
e questa è stata anche colpa mia.
mi sono piegata a comprare un videogioco per il pc per passare le vacanze di natale distraendomi senza pensare a lui a casa con lei.
ho scaricato tutte le sette serie di una mamma per amica, che è forse l'unica cosa al mondo che riuscivo a scollegare a lui, centellinando le puntante giorno dopo giorno nei momenti di noia, tenendomi tre serie da parte per i momenti di crisi durante i quali a casa ero triste e depressa.
dio mio.
dio mio adesso come respiro bene, a pieni polmoni.
e mi dispiace, sarò egoista o un pezzo di ghiaccio che su quella panchina al sole si è sciolto poco, ma cazzo come sto bene.
e se fossi capace, se avessi ancora le mie scarpette, le indosserei e mi metterei a correre come una pazza, con un disco nelle orecchie e maglia di cotone, con il polsino per il sudore che tanto poi non sudo e il telefono da qualche parte, magari in macchina, che muto squilla e fa preoccupare chiunque.
ma non me, che corro. cazzo se corro.
adieu
quanto fa male a una persona che ti dice 'ti amo genietto' sentirsi rispondere 'io no più'?
quanto fa male rendersi conto che quell'amore è finito per sempre e forse è stato frutto di una delle più belle fantasie?
cazzate.
cazzate a pensarci e cazzate a scriverne.
l'amore non basta. punto.
l'amore cambia, l'amore non ha etichette.
non si torna all'origine, non esiste l'amore per sempre, non esiste 'il mio tipo di uomo', non esiste stabilità e non esiste costanza.
esiste lo stare bene insieme, per quel momento.
che certo sembra unico al mondo e forse lo è.
ma si dovrebbe imparare di più a viversi il momento piuttosto che condizionarsi il futuro.
niente cambia.
ogni tanto mi viene da pensare che la mia storia con A. sia stata una parentesi della mia vita, un tunnel dal quale sono uscita, una sogno ad occhi aperti finito male, una realtà viziata da ciò che ci circondava... a volte penso che finita questa io sia ritornata all'amore normale, quello che mi fa stare bene.
o forse no.
forse non c'è nessun ritorno, forse tutti gli amori sono davvero diversi l'uno dall'altro, forse il primo amore non si scorda mai e fa da metro di paragone per il resto della vita.
forse non bisognerebbe davvero mai parlarne.
ma quando A. ti guarda e ti dice 'ti amo genietto' e tu, su quella cazzo di panchina con il sole sulla schiena non sei capace di dire altro che 'mi dispiace, io non più', allora ci muori un po' su quella panchina.
perché poi in realtà lo fai per il suo bene, perché capisca che è davvero tutto finito, perché non lo vuoi più sentire, per il bene mondiale della salute dell'umanità!
lo faccio perché anche se non vorrei essere così dura devo farlo.
devo sentilo uscire anche dalla mia bocca: 'non ti amo più'.
e dev'essere bruttissimo
forse più brutto di tutto quello che ho patito io negli ultimi due anni.
lo so, è così senz'altro.
perché io forse un po' potevo scegliere di non star male.
lui no.
lui sta male.
e io non lo amo più
e non vorrei che andandosene possa portarsi via il rammarico di non aver fatto abbastanza. perché è vero che è così, non ha mai fatto abbastanza.
ma non è per questo che è finita, non solo.
è finita perché non lo amo più... come si fa a spiegare?
come può uno insistere?
io non voglio che si colpevolizzi.
non voglio che senta ancor più del dovuto i miei anni di sofferenza.
anni spesi a disperarsi, anziché reagire come si deve.
e questa è stata anche colpa mia.
mi sono piegata a comprare un videogioco per il pc per passare le vacanze di natale distraendomi senza pensare a lui a casa con lei.
ho scaricato tutte le sette serie di una mamma per amica, che è forse l'unica cosa al mondo che riuscivo a scollegare a lui, centellinando le puntante giorno dopo giorno nei momenti di noia, tenendomi tre serie da parte per i momenti di crisi durante i quali a casa ero triste e depressa.
dio mio.
dio mio adesso come respiro bene, a pieni polmoni.
e mi dispiace, sarò egoista o un pezzo di ghiaccio che su quella panchina al sole si è sciolto poco, ma cazzo come sto bene.
e se fossi capace, se avessi ancora le mie scarpette, le indosserei e mi metterei a correre come una pazza, con un disco nelle orecchie e maglia di cotone, con il polsino per il sudore che tanto poi non sudo e il telefono da qualche parte, magari in macchina, che muto squilla e fa preoccupare chiunque.
ma non me, che corro. cazzo se corro.
adieu
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