Passo spesso in edicola.
Per comprare i biglietti di metro e tram, per vedere le ultime uscite dei fumetti insieme ai colleghi, per prendere i quotidiani che servono per la rassegna stampa quando tocca a me…
Non sono mai stata abbonata a nessuna rivista (a parte Hurrà Juventus quando ero più ragazzina), e visto che la rassegna stampa mi tocca nei fine settimana, e nei fine settimana i quotidiani hanno sempre i loro settimanali in allegato, non ho nemmeno l'esigenza di comprare quelle riviste prettamente femminile tipo Vogue, Gioia, Donna Moderna etc.
Anzi, ad essere sincera, non leggo nemmeno quelli in "omaggio" con i quotidiani.
E poi c'è sempre il parrucchiere per questi giornali.
Lì do libero sfogo alla mia curiosità sui gossip grazie a giornali tipo Novella 2000, Eva, Vip etc.
C'è anche da dire che non sono un'appassionata di moda, o meglio, non della moda che viene dettata dalle passerelle e dai giornali.
Sarà perché mi piace vestirmi il meno stravagante possibile.
Tanto, la gente in giro ti guarda lo stesso.
Sempre che una poi si vesta in modo eccentrico solo per farsi guardare, ovvio.. ma dubito che una ragazza indossi un cappotto fucsia (dio mio) solo perché le piace il colore.
Poi certo, dipende una dove è abituata a muoversi.
Io prendo una linea metropolitana praticamente dal principio fino al capolinea, e prendo la 90, poi scendo e vado a piedi in ufficio. Finito in ufficio, esco, prendo la 91, poi prendo il 15, oppure vado a piedi, e arrivo in redazione. Poi esco dalla redazione e cammino.
Poi di nuovo metropolitana.
Non mi pesa. Affato.
Però ammetto che sono, io come gli migliaia di persone, sotto gli occhi di molta gente ad ogni mio spostamento o movimento.
Quando ero più ragazzina, ero molto più disinibita.
Indossavo cose che sapevo mi avrebbero messa in evidenza.
Sapevo che sarei stata notata di più. Ma mi andava anche bene.
Quando ho iniziato seriamente a muovermi per milano tutti i santi giorni, ho invece sentito sempre meno il bisogno di questa cosa dell'apparire.
Ti guarda già così tanta gente anche se vai in giro in tuta, che col tempo cerco di passare sempre più inosservata.
Tanto, quando entri nelle porte della metro, ti guardano quasi tutti comunque.
Che tu abbia i capelli viola o no.
Ma questo è solo per sottolineare che davvero non mi importa molto di essere precisa e carina.
Non sempre ne ho voglia.
Mi importa soprattutto essere a mio agio in mezzo alla gente.
Poi se qualcuno si trova a suo agio in tacchi a spillo, minigonna, e cappotto rosso fuoco, va benissimo.
Anzi, te ne accorgi subito quando una non 'fa la figa', ma 'figa lo è' per davvero.
E a me quel genere di ragazze così piace tantissimo, mi diverte molto osservarle.
Ci sono mattine in cui mi sveglio e indosso una minigonna di jeans (ora "una minigonna di jeans", "la minigonna di jeans", solo quella c'ho) perché mi piaccio proprio quella mattina.
Ma è anche vero che se indosso la minigonna, metto un maglione dolcevita e i miei stivaletti privi di tacco alla adriano celentano.
Viceversa se indosso i tacchi, metto i jeans e non mi trucco quasi. Come per bilanciare.
Ma il problema dei tacchi non si pone. Non ho scarpe con il tacco.
E poi ognuno ha le sue fisse.
Sarà che vedere le persone mi piace da matti.
Osservarle, studiarle.
Per un certo periodo quando tornavo a casa sulla linea verde della metro, arrivata a Loreto osservavo le ragazze per bene, le signorine, salire sul vagone.
Cappottino, o giubbino (quasi sempre Belstaff. Nelle eccezioni Woolrich, Breda, Prada..), decolletè a punta, tailleur, piega impeccabile, cellulare all'ultimo grido, borsetta Louis Vuitton o Gucci, e borsa da lavoro in pelle The Bridge.
Nell'iPod (rosa), Laura Pausini, Irene Grandi, James Blunt, Negramaro e quella roba lì.
Le guardavo salire, tutte in ordine dopo otto ore di lavoro, e superata la soglia della Milano urbana, quando si risaliva in superficie e si arrivava nelle zone più extraurbe, mi scattava il totoscommessa: mi immaginavo a quale fermata sarebbero scese.
Le due fermate in gara erano Cassina de' Pecchi e Cernuscio sul Naviglio.
Le cittadine più ricche della zona.
Ci azzeccavo sempre.
Con il tempo ho affinato la tecnica: se erano fighette, ma con un espressione di supponenza, e ostentavano sicurezza, scendevano di sicuro a Cernusco; se erano fighette ma un po' più insicure, quasi a recitare la parte, scendevano invece a Cassina.
Ne salivano tante.
E ne salgono ancora.
Solo che ora non sono più interessanti a livello sociologico e non mi stimolano molto.
Preferisco concentrarmi sulle ragazzette punk, o sulle studentesse di lettere e filosofia tanto carucce e fini: ricciole, matita tra i capelli, pashmina al collo, tutte vestite color pastello, asics tiger ai piedi, eastpak per i libri azzurrino o rosa, orsacchiottino del topolino Diddl attaccata alla cerniera, libro di Paolo Coelho in mano, e via.
Marca d'abbigliamento preferita: Benetton.
Ascolto musicale: Elisa, Fiorella Mannoia, Alanis Morissette, Francesco Renga, Modena City Ramblers e per essere un po' hard core, l'ultimo dei Green Day.
Osservare gli altri e a volte catalogarli è un po' impossibile non farlo.
Che poi scritto e detto così sembra che per me sia una malattia.
In realtà è che passo talmente tanto tempo in metro, e che la gente e la città sono talmente belle ed interessanti da osservare, che questi pensieri per me sono molto spontanei e mi aiutano e divertono un sacco.
Non me ne frega nulla per davvero di come si veste e di come non si veste una, o che musica ascolta o a che fermata scende: sono solo cose che ho davanti agli occhi tutti i giorni, e ne prendo atto.
E visto che mi annoio sempre facilmente, rigiro questi eventi come un giochino da fare.
Tutto qui.
Però.
C'è un però.
Io che non compro giornali perché a me non me ne frega della moda e bla bla bla bla, è successo negli ultimi mesi di fare dei viaggeti in treno in toscana e a roma.
Ok il mio libro, ok l'iPod, ok il quotidiano.. ma quando un viaggio dura cinque ore, bisognerà avere qualche diversivo, no?
E allora mi compro Linus, che mi diverte sempre. Non tutto quanto. Ma alcune strisce sono imperdibili.
E poi?
E poi dai, mi compro un settimanale da donna, uno di quelli che dicono come ti devi vestire in base a che tipo sei (potrei tenerla io quella rubrica), che ti dicono un po' di gossip, che ti fanno un reportage su un posto del mondo nel quale non avrai mai la possibilità economica per andarci, che hanno una psicologa che consola i problemi di cuore, un'inviata acidissima e zitella che intervista sempre l'attore figo di turno etc.
Dai, si.. insomma ci siamo capite: uno di quei settimanali che alla fine di ogni articolo ti dice il tempo stimato di lettura.
Giuro che la prima volta che c'ho fatto caso non ci volevo credere.
Anche perché per leggere quell'intervista ad Antonio Banderas (se non ricordo male) c'avevo messo il doppio del tempo previsto.
Mi stanno dando della scema, questi qui del giornale? Ma pensa te.
Ma da quando uno mi deve dire anche quanto tempo ci devo mettere a leggermi il giornale?
Tant'è.
Il settimanale in questione l'ho comprato ieri incuriosita dall'attore in copertina. Bello. Non esattamente il mio tipo, ma c'era anche un'intervista ad un'attrice che conosco poco e non ho ancora capito se mi piace.
Sta di fatto che lo compro.
Non l'ho ancora letto tutto.
Ma sono già arrivata alla sezione moda. Evviva!
Dopo aver passato le pagine delle modelle, mi sono soffermata sulla notizia del giorno (ahahah):
uno: quest'anno non andrà più di moda la frangetta (olè) e il caschetto – ma nel giornale lo chiamano come si deve, bob – verrà portato morbido, con la fronte libera (come il mio?);
due: scompariranno le ballerine (le scarpe intendo.. se così si possono poi definire) che cedono il passo (bella battuta..) al sandalo ultrapiatto (come il mio di cuoio?);
E così, la mia buona notizia l'ho avuta anche oggi.
Dimostrazione che a stare ferme a farsi girare le cose intorno, prima o poi si ritorna sempre di moda.
E io lo sono. Diamine.
Per una volta nella vita.. anche senza volerlo.
Quasi quasi, mi faccio crescere 'sta cavolo di frangettina e mi compro le ballerine.
E che nessuna me ne voglia…
Pace & bene
d
Per comprare i biglietti di metro e tram, per vedere le ultime uscite dei fumetti insieme ai colleghi, per prendere i quotidiani che servono per la rassegna stampa quando tocca a me…
Non sono mai stata abbonata a nessuna rivista (a parte Hurrà Juventus quando ero più ragazzina), e visto che la rassegna stampa mi tocca nei fine settimana, e nei fine settimana i quotidiani hanno sempre i loro settimanali in allegato, non ho nemmeno l'esigenza di comprare quelle riviste prettamente femminile tipo Vogue, Gioia, Donna Moderna etc.
Anzi, ad essere sincera, non leggo nemmeno quelli in "omaggio" con i quotidiani.
E poi c'è sempre il parrucchiere per questi giornali.
Lì do libero sfogo alla mia curiosità sui gossip grazie a giornali tipo Novella 2000, Eva, Vip etc.
C'è anche da dire che non sono un'appassionata di moda, o meglio, non della moda che viene dettata dalle passerelle e dai giornali.
Sarà perché mi piace vestirmi il meno stravagante possibile.
Tanto, la gente in giro ti guarda lo stesso.
Sempre che una poi si vesta in modo eccentrico solo per farsi guardare, ovvio.. ma dubito che una ragazza indossi un cappotto fucsia (dio mio) solo perché le piace il colore.
Poi certo, dipende una dove è abituata a muoversi.
Io prendo una linea metropolitana praticamente dal principio fino al capolinea, e prendo la 90, poi scendo e vado a piedi in ufficio. Finito in ufficio, esco, prendo la 91, poi prendo il 15, oppure vado a piedi, e arrivo in redazione. Poi esco dalla redazione e cammino.
Poi di nuovo metropolitana.
Non mi pesa. Affato.
Però ammetto che sono, io come gli migliaia di persone, sotto gli occhi di molta gente ad ogni mio spostamento o movimento.
Quando ero più ragazzina, ero molto più disinibita.
Indossavo cose che sapevo mi avrebbero messa in evidenza.
Sapevo che sarei stata notata di più. Ma mi andava anche bene.
Quando ho iniziato seriamente a muovermi per milano tutti i santi giorni, ho invece sentito sempre meno il bisogno di questa cosa dell'apparire.
Ti guarda già così tanta gente anche se vai in giro in tuta, che col tempo cerco di passare sempre più inosservata.
Tanto, quando entri nelle porte della metro, ti guardano quasi tutti comunque.
Che tu abbia i capelli viola o no.
Ma questo è solo per sottolineare che davvero non mi importa molto di essere precisa e carina.
Non sempre ne ho voglia.
Mi importa soprattutto essere a mio agio in mezzo alla gente.
Poi se qualcuno si trova a suo agio in tacchi a spillo, minigonna, e cappotto rosso fuoco, va benissimo.
Anzi, te ne accorgi subito quando una non 'fa la figa', ma 'figa lo è' per davvero.
E a me quel genere di ragazze così piace tantissimo, mi diverte molto osservarle.
Ci sono mattine in cui mi sveglio e indosso una minigonna di jeans (ora "una minigonna di jeans", "la minigonna di jeans", solo quella c'ho) perché mi piaccio proprio quella mattina.
Ma è anche vero che se indosso la minigonna, metto un maglione dolcevita e i miei stivaletti privi di tacco alla adriano celentano.
Viceversa se indosso i tacchi, metto i jeans e non mi trucco quasi. Come per bilanciare.
Ma il problema dei tacchi non si pone. Non ho scarpe con il tacco.
E poi ognuno ha le sue fisse.
Sarà che vedere le persone mi piace da matti.
Osservarle, studiarle.
Per un certo periodo quando tornavo a casa sulla linea verde della metro, arrivata a Loreto osservavo le ragazze per bene, le signorine, salire sul vagone.
Cappottino, o giubbino (quasi sempre Belstaff. Nelle eccezioni Woolrich, Breda, Prada..), decolletè a punta, tailleur, piega impeccabile, cellulare all'ultimo grido, borsetta Louis Vuitton o Gucci, e borsa da lavoro in pelle The Bridge.
Nell'iPod (rosa), Laura Pausini, Irene Grandi, James Blunt, Negramaro e quella roba lì.
Le guardavo salire, tutte in ordine dopo otto ore di lavoro, e superata la soglia della Milano urbana, quando si risaliva in superficie e si arrivava nelle zone più extraurbe, mi scattava il totoscommessa: mi immaginavo a quale fermata sarebbero scese.
Le due fermate in gara erano Cassina de' Pecchi e Cernuscio sul Naviglio.
Le cittadine più ricche della zona.
Ci azzeccavo sempre.
Con il tempo ho affinato la tecnica: se erano fighette, ma con un espressione di supponenza, e ostentavano sicurezza, scendevano di sicuro a Cernusco; se erano fighette ma un po' più insicure, quasi a recitare la parte, scendevano invece a Cassina.
Ne salivano tante.
E ne salgono ancora.
Solo che ora non sono più interessanti a livello sociologico e non mi stimolano molto.
Preferisco concentrarmi sulle ragazzette punk, o sulle studentesse di lettere e filosofia tanto carucce e fini: ricciole, matita tra i capelli, pashmina al collo, tutte vestite color pastello, asics tiger ai piedi, eastpak per i libri azzurrino o rosa, orsacchiottino del topolino Diddl attaccata alla cerniera, libro di Paolo Coelho in mano, e via.
Marca d'abbigliamento preferita: Benetton.
Ascolto musicale: Elisa, Fiorella Mannoia, Alanis Morissette, Francesco Renga, Modena City Ramblers e per essere un po' hard core, l'ultimo dei Green Day.
Osservare gli altri e a volte catalogarli è un po' impossibile non farlo.
Che poi scritto e detto così sembra che per me sia una malattia.
In realtà è che passo talmente tanto tempo in metro, e che la gente e la città sono talmente belle ed interessanti da osservare, che questi pensieri per me sono molto spontanei e mi aiutano e divertono un sacco.
Non me ne frega nulla per davvero di come si veste e di come non si veste una, o che musica ascolta o a che fermata scende: sono solo cose che ho davanti agli occhi tutti i giorni, e ne prendo atto.
E visto che mi annoio sempre facilmente, rigiro questi eventi come un giochino da fare.
Tutto qui.
Però.
C'è un però.
Io che non compro giornali perché a me non me ne frega della moda e bla bla bla bla, è successo negli ultimi mesi di fare dei viaggeti in treno in toscana e a roma.
Ok il mio libro, ok l'iPod, ok il quotidiano.. ma quando un viaggio dura cinque ore, bisognerà avere qualche diversivo, no?
E allora mi compro Linus, che mi diverte sempre. Non tutto quanto. Ma alcune strisce sono imperdibili.
E poi?
E poi dai, mi compro un settimanale da donna, uno di quelli che dicono come ti devi vestire in base a che tipo sei (potrei tenerla io quella rubrica), che ti dicono un po' di gossip, che ti fanno un reportage su un posto del mondo nel quale non avrai mai la possibilità economica per andarci, che hanno una psicologa che consola i problemi di cuore, un'inviata acidissima e zitella che intervista sempre l'attore figo di turno etc.
Dai, si.. insomma ci siamo capite: uno di quei settimanali che alla fine di ogni articolo ti dice il tempo stimato di lettura.
Giuro che la prima volta che c'ho fatto caso non ci volevo credere.
Anche perché per leggere quell'intervista ad Antonio Banderas (se non ricordo male) c'avevo messo il doppio del tempo previsto.
Mi stanno dando della scema, questi qui del giornale? Ma pensa te.
Ma da quando uno mi deve dire anche quanto tempo ci devo mettere a leggermi il giornale?
Tant'è.
Il settimanale in questione l'ho comprato ieri incuriosita dall'attore in copertina. Bello. Non esattamente il mio tipo, ma c'era anche un'intervista ad un'attrice che conosco poco e non ho ancora capito se mi piace.
Sta di fatto che lo compro.
Non l'ho ancora letto tutto.
Ma sono già arrivata alla sezione moda. Evviva!
Dopo aver passato le pagine delle modelle, mi sono soffermata sulla notizia del giorno (ahahah):
uno: quest'anno non andrà più di moda la frangetta (olè) e il caschetto – ma nel giornale lo chiamano come si deve, bob – verrà portato morbido, con la fronte libera (come il mio?);
due: scompariranno le ballerine (le scarpe intendo.. se così si possono poi definire) che cedono il passo (bella battuta..) al sandalo ultrapiatto (come il mio di cuoio?);
E così, la mia buona notizia l'ho avuta anche oggi.
Dimostrazione che a stare ferme a farsi girare le cose intorno, prima o poi si ritorna sempre di moda.
E io lo sono. Diamine.
Per una volta nella vita.. anche senza volerlo.
Quasi quasi, mi faccio crescere 'sta cavolo di frangettina e mi compro le ballerine.
E che nessuna me ne voglia…
Pace & bene
d
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