Volete saperlo? Martedì sono andata a vedere i Calexico.
E’ stato il mio terzo concerto della band di Burns e uomodellamiavitaConvertino.
Nel 2008, la prima volta al Rolling Stone. Avevo due biglietti, uno dei due ha ancora la matrice e il posto accanto al mio, quella sera, è stato occupato da uno sconosciuto. Nel 2009 la seconda volta, Villa Arconati con Bleeker, la sua compagna e un altro collega. Bellissimo, zanzare a parte. Marterdì 13 novembre, un anno esatto dal mio primo concerto dei Machine Head con il Cavaliere Mascherato, sono tornata sul luogo del delitto per assistere ad uno degli spettacoli live più belli ed emozionanti del mondo.
La prima cosa che ho pensato quando è terminato il concerto è stato: “Ma perché la gente va a vedersi i Tama Impala e Bon Iver e invece snobba i Calexico, pietra miliare della musica internazionale?”.
Non me lo spiegherò mai. Ma mi fa incazzare. Mi fa incazzare che una band di questo livello abbia un Alcatraz rimpicciolito perché ci sono ‘solo’ mille persone a vederli. Mi fa incazzare perché è questo che gli addetti ai lavori e i ragazzi di oggi dovrebbero sentire, è ha questo che dovrebbero partecipare. Mi rincuora, d’altra parte, la conferma di vedere sul palco una band gioiosa e musicalmente competente, travolgente e semplice allo stesso modo. Mi rassicura, vedere tra il pubblico facce conosciute di vecchi appassionati, gente che potrebbe essere la stessa facente parte del pubblico del Boss, quella categoria di fan, insomma, che sa cosa sta ascoltando, che ama la qualità e i concerti raccolti, e che forse è ancora più elitaria e snob di quelli che vanno a vedere i Tama Impala e Bon Iver.
E’ che io poi sono popolare. Non sono di quelle che vuole tenersi un gruppo per sé, gelosamente possessiva della loro musica. Io, un gruppo come i Calexico, vorrei che lo conoscessero tutti:
Al Cavaliere è piaciuto molto. Il Cavaliere ha allontanato dal pub il suo braccio destro perché il suo braccio destro deve riprendere in mano la propria vita e capire cosa vuole fare del suo futuro. Il Cavaliere Mascherato lavora quindi sette giorni su sette. Addio due serate libere alla settimana, addio week end programmati in anticipo in Belgio e a Londra, addio a sonni tranquilli.
Addio anche alla mia di tranquillità, visto che mi ha chiesto una mano in più di quella che già do al pub. E quindi eccomi, a lavorare quattro sere alla settimana, senza mai staccare, arrivando a fare anche diciotto ore di lavoro consecutive. E sono uno straccio. Faccio schifo. Ho le occhiaie, sono scavata, ho i brufoli che nemmeno da adolescente sorgevano sul mio viso, mi brucia lo stomaco, mi fa male la testa, ho brividi da una settimana in tutto il corpo, ho la concentrazione di un bambino di tre anni e l’attenzione di un malato di demenza senile.
E mi preoccupa il Cavaliere che non so come potrà resistere. E allora l’ho trascinato a vedere i Calexico martedì. Abbiamo messo in piedi una staff fenomenale al pub per garantire a me e al Cavaliere di passare via tre/quattro ore tranquilli senza doverci preoccupare. E il Cavaliere è stato fantastico. E i Calexico anche. E il mio caporedattore pure, perché a fine live mi ha trascinata dei camerini dove abbiamo salutato la band e io ho potuto ammirare nuovamente la bellezza infinita di John uomodellamiavitaConvertino.
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