Oggi non è una buona giornata. Mi sveglio con Amanda che urla in maniera ripetuta e cantilenante. Non vuole farsi lavare i denti, non vuole farsi cambiare il pannolino, non vuole farsi mettere i vestiti. Nel frattempo chiama MAMMA in continuazione. Un Mamma trascinato, lamentoso, continuo, ripetitivo. Non smette. E io non smetto di pensare a come faremo quando sarò costretta in un letto di ospedale per qualche giorno, in seguito ad una operazione che dovrò subire spero il prima possibile. Penso se sarà il caso di farla venire in ospedale a trovarmi o meno. Mi sa meno. Che poi anche a casa sarà difficile. Avrò dei punti, e Amanda è bravissima a scalciare sia quando è sul fasciatoio, sia quando siamo a letto. Non sta mai ferma. La chiamiamo l’alligatore perché è tutto un girarsi su se stessa, attorcigliandosi alle lenzuola e schiacciando come un rullo compressore tutto quello che ha accanto, cioè me. Quando mi fa del male fisico, le voglio un po’ meno bene. Sono i momenti in cui perdo di più la pazienza. Non perché il dolore sia insopportabile, ma semplicemente perché non te lo aspetti. Specie da una a cui stai pulendo il sedere. Tant'è.
Oggi non è una buona giornata. Mentre mi preparo per uscire, per andare a ritirare esami del sangue e vetrini da portare al mio nuovo medico, mi accorgo di non trovare più il foglio per ritirare le analisi. Non solo. Mi rendo conto di quanto disordinata, sporca e lasciata a se stessa sia la nostra casa in questi ultimi giorni. Vado in tilt. Con la poca voglia rimasta rispondo in maniera diplomatica alla chat di famiglia dove giustamente mi si sta addosso per sapere se sto facendo tutti gli esami e tutte le preparazioni necessarie. Avrei voluto scrivere: scusate, oggi non è giornata.
Oggi non è una buona giornata. Vado al Fatebenefratelli a ritirare i miei vetrini e la dottoressa del laboratorio mi consegna una busta di carta dicendomi di fare attenzione a non romperli, i vetrini. Mi sento com Eddie Murphy quando in “Beverly Hills Cop 2” entra in un hotel di lusso in punta di piedi, con il sudore che gli scende dalla fronte, e finge che nel sacchetto pieno di vitamine che ha tra le mani ci sia del plutonio. Mi parte la tachicardia.
Oggi non è una buona giornata. In stazione Garibaldi mi decido a fare colazione ma sono in uno stato di totale insicurezza e scoramento che la ragazza dietro di me passa avanti, i commessi manco si accorgono che boccheggio e spalanco gli occhi. Mi sento trasparente e niente mi esce dalla bocca. Il colpo di grazia. Mi sento rabbiosa e triste. Esco dal bar e piango desolata mentre cammino.
Oggi non è una buona giornata. Oggi è uno di quei pochi, pochissimi momenti della vita, in cui mi sento sola. Tutto mi sembra estraneo, difficile, insormontabile. Tutti mi sembrano sconosciuti, lontani anni luce dal mio stato d'animo ed è solo ansia che genera ansia. E sono io che ho deciso di farmela andare così. Sono io che ho mollato il colpo subito, al primo tentennamento. Sono io che non ho resistito e mi sono lasciata investire da una malinconia feroce che neanche nelle domeniche sera da bambina. Sono contenta di non nutrire questa bestia. Resistiamo.
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